· 

Spunta l'arcobaleno nella Chiesa?

 

Se un parroco scappa con la perpetua… la Chiesa deve proteggere la sua comunità dallo scandalo e quindi lo solleva dall’incarico. Allo stesso tempo lo ammonisce e gli ricorda che vive in una condizione di peccato. Infine, se il sacerdote rimane convinto della sua decisione, ne prende atto con la riduzione allo stato laicale: desidera però che le strade non si separino del tutto. Quell’uomo rimane suo figlio e il Vescovo si renderà disponibile per garantire che abbia la possibilità di iniziare una nuova vita: aiutandolo a trovarsi un lavoro, nei primi tempi garantendogli anche un sostentamento. Non esulta, non loda, non applaude alla sua scelta: ma neppure lo scarica in mezzo ad una strada. E’ un figlio di cui non approva il comportamento e che rifiuta la vita costruita fino a quel momento insieme. Ma rimane un figlio e una brava madre sa che i figli non si diseredano quando non ci soddisfano.

 

La questione, emersa dai media mondiali in queste ore a proposito di alcune frasi presenti in un documentario dedicato a papa Francesco, sul riconoscimento da parte del pontefice verso gli omosessuali e riguardo il loro diritto ad avere una famiglia riconosciuta è per molti versi simile alla situazione di cui sopra. Sbaglia chi interpreta l’intervista al papa come un cambio nella dottrina della Chiesa Cattolica (praticamente lo fanno quasi tutti i giornali di oggi). Non c’è nessuna svolta dottrinale - che comunque non avrebbe valore canonico se effettuata a mezzo di un’intervista -: non cambierà infatti il catechismo della Chiesa che continua a definire l’omosessualità come un disordine morale.

 

Nell’intervista il papa si presenta ancora come il padre di quella famiglia che vive la “casa comune” e chiama “fratelli tutti”. La situazione esiste: oggi un omosessuale non ha ovunque nel mondo i diritti civili per assistere il suo compagno di una vita che si trova malato in un ospedale. Oggi non viene riconosciuto come familiare il gruppo di persone composto da due mamme che hanno cresciuto un figlio avuto comunque da una delle due. E la casistica si potrebbe fare infinita per arrivare a contemplare gli aspetti della vita più comuni e non solo questi casi di urgenza e dibattimento. Rimane certo che per la dottrina rimangono tutte situazioni problematiche. Ma vissute da persone che hanno e condividono responsabilità, gioie e dolori. E’ su questo che il Papa “incoraggia” a trovare ed approvare civilmente soluzioni che ne proteggano la dignità (mai parola fu più ecclesiastica).

 

Chi pensa da questo a futuri matrimoni gay in chiesa o a prossime benedizioni alternative delle stesse non ha capito nulla della questione e della Chiesa Cattolica, che è e rimane la Chiesa Cattolica: Severa, ma - quando ci riesce e nella sua prospettiva - giusta.

 

Se di svolta si vuole invece parlare è proprio su questa attenzione del papa verso le unioni civili a cui lui ritiene giusto dare ascolto: molti sono stati di contro negli anni passati gli sforzi dell’universo cattolico, specie in Italia, per boicottare queste forme di convivenza riconosciuta. Francesco non ha tale linea e, per le motivazioni che ho espresso sopra - del padre attento anche ad un figlio che non ne segue le indicazioni - indica un atteggiamento molto diverso, questo sì, di avvicinamento ai drammi di tale situazione.

 

L’appunto che personalmente mi sento di fare è chiedermi se proprio il papa della Chiesa di Roma debba occuparsi della faccenda: e questo la dice lunga sull’incapacità della politica (la pandemia lo sta dimostrando su scala mondiale) di risolvere le questioni delle nostre vite. Resta il fatto che Francesco sta dando una misura alla Chiesa e alla società: segnala un disagio da risolvere e lo rimanda a chi di dovere.

 

Ma non c’è nessuna rivoluzione in atto, piano quindi con i giudizi taglienti o entusiastici.